Al fianco dei lavoratori di Geodis in sciopero da lunedì contro la volontà di chiudere lo stabilimento di Arquà Polesine, oltre all’interrogazione del senatore Andrea Martella al ministro del Lavoro, anche la richiesta in Regione del Veneto per cercare di scongiurare la perdita di 130 dipendenti in provincia di Rovigo.
“Dopo anni di battaglie per il riconoscimento dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori dell’impianto polesano, è gravissimo che oggi quegli stessi lavoratori siano esposti al rischio di licenziamento. Le voci circa un possibile disimpegno delle attività del sito, sulla base delle quali da giorni le organizzazioni sindacali hanno indetto uno sciopero, devono essere al centro dell’attenzione della Regione e dell’Assessore competente”.
Ad oggi presso il sito di Arquà Polesine (RO) di Geodis permangono 130 addetti a tempo indeterminato, di cui metà donne, che già da tempo non hanno garanzie sulla quantità dell’attività lavorativa a causa del calo di volume di lavoro richiesto da Amazon.
“Ho presentato, insieme ai colleghi, una interrogazione in Consiglio per chiedere alla Giunta regionale di attivarsi per verificare le intenzioni della società, per scongiurare l’eventuale chiusura dell’impianto logistico e per mettere in campo tutte le azioni necessarie a tutelare le lavoratrici e i lavoratori del sito di Arquà Polesine. Si tratta di una situazione di difficoltà nota da tempo, per la quale hanno già pagato un alto prezzo i dipendenti. L’assenza della Regione è molto grave”.
Ad annunciare il deposito dell’atto la vicecapogruppo PD Vanessa Camani che, insieme ai consiglieri Montanariello, Zottis, Zanoni e Ostanel, ha presentato un atto di sindacato ispettivo rispetto alla vicenda dell’impianto logistico di proprietà della società Geodis nel rodigino, che da anni movimenta in esclusiva merci Amazon.
Conclude Camani: “la logistica negli ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo in termini di crescita, fatturato e occupazione. Ciò che si deve evitare è che questa crescita sia prodotta a discapito degli standard di lavoro e della stabilità occupazionale. Oltre a non dover sottovalutare l’impatto che queste attività hanno anche sui territori in cui insistono, spesso consumati per la costruzione delle piattaforme logistiche poi abbandonate quando non sono ritenute più competitive. Serve un monitoraggio costante di queste filiere ed una presenza capillare sui territori, per scongiurare che la crisi sia scaricata sui lavoratori e sui loro diritti”.