“Quasi un anno per rispondere a un’interrogazione, ma nessun impegno da parte della Regione a cancellare la destinazione Covid Hospital per Schiavonia. È una beffa per i cittadini della Bassa Padovana che da inizio pandemia non hanno avuto garantito l’accesso a prestazioni anche urgenti, spesso costretti a fare fino a 80 chilometri per una visita specialistica. Se possiamo anche comprendere quanto l’emergenza sanitaria del 2020 abbia poi portato alla decisione di trasformare l’ospedale di Schiavonia in struttura Covid, mantenere ancora questo ‘status’ è inaccettabile. Anche perché, nel frattempo, gli altri presidi del territorio sono stati chiusi e quell’ospedale è diventato un punto di riferimento imprescindibile”.
Così la vice capogruppo del Partito Democratico Veneto Vanessa Camani esprime la propria insoddisfazione per la risposta ricevuta in aula dall’assessore Lanzarin in merito a una doppia interrogazione sul nosocomio padovano, la prima risalente addirittura ad aprile 2021.
“Una insoddisfazione – specifica – sia nel merito che nel metodo. La Giunta ha il dovere di replicare entro tempi fissati dal regolamento. Immagino che l’assessore sia stata ‘sotto assedio’, come ha sottolineato in aula, ma lo stesso vale per i cittadini, impossibilitati a ricevere le prestazioni di cui avevano bisogno. Rispondere a distanza di oltre dieci mesi, quando la situazione denunciata nelle interrogazioni è stata parzialmente risolta, è troppo comodo. Abbiamo dunque approfittato dell’attenzione dell’assessore per chiedere un impegno per il futuro, lo stesso sollecitato anche amministratori e cittadini sabato scorso in una grande e bella manifestazione: Schiavonia mai più Covid Hospital. In cambio hanno ricevuto parole sprezzanti da parte del direttore generale Flor, che invece di occuparsi di sanità si presta ad analisi politiche tanto strumentali quanto inopportune”.