Denatalità, in Veneto bivio lavoro-famiglia. «Sgravi fiscali inutili se resta il gender gap»

«Brutale strumentalizzazione».

Usa queste parole Vanessa Camani, consigliera regionale del PD, per definire una proposta che al momento è in realtà solo un’indiscrezione: l’intenzione del Governo di inserire dei sostanziosi sgravi fiscali a beneficio delle famiglie con almeno due figli.

Questo, in una regione nella quale in famoso “gender gap” è un ostacolo ancora ben lontano dall’essere superato. Secondo uno studio della Cgil, nel 2022 la media dei redditi dei lavoratori uomini era di 26.238 euro, appena di 22.199 tra le donne. Lo stesso tra i pensionati: 17.780 euro per gli uomini e 13.558 per le donne.

«I contratti sono gli stessi, ma lo stipendio a fine mese è diverso. Perché le donne
difficilmente riescono a fare straordinari, a essere disponibili per trasferte o altri tipi di impegni. E spesso sono costretta ricorrere al part-time. Tutto questo, a causa di un modello di società ancora fortemente maschilista e patriarcale, che ostacola le donne nella ricerca di equilibrio tra famiglia e legittime ambizioni lavorative» dice Camani.

Si pensi che – fonte Veneto Lavoro – tra le donne, le lavoratrici sono il 57,7%, tra gli uomini il 73,5%, quasi il 16% in più. Ma a fare ancora più impressione è la percentuale di familiari a carico, con un reddito fino ai 2.841 euro all’anno: sono appena il 6% tra gli uomini e il 94% tra le donne. Intanto l’Italia (e non solo) continua ad avere degli enormi problemi con la natalità.

«Ma questa proposta sembra una defiscalizzazione per convincere le donne a stare a casa a fare figli» dice Camani. Quando poi la vera batosta al coinvolgimento delle donne si misura in stipendi mediamente più bassi di quelli dei colleghi e in ruoli apicali che restano appannaggio degli uomini. «Per questo le correzioni da approntare dovrebbero essere altre, e non incentivi al diventare madri sulla falsariga di quelli per la conversione energetica di un condominio» scandisce la
consigliera dem.

«Una donna non decide di diventare madre grazie a uno sconto sulle tasse.
Bisognerebbe ragionare sul legame tra occupazione femminile e natalità, dato che sono le statistiche a dirci che un maggior coinvolgimento delle donne sul lavoro – e quindi una loro emancipazione e autonomia economica – è l’innesco per una maggiore natalità. Per questo, piuttosto che sugli sgravi fiscali, bisognerebbe lavorare sul welfare pubblico: servizi per l’infanzia, per la cura dei disabili e degli anziani. Lavorare su un sistema che consenta alle donne di non dover scegliere tra lavoro e famiglia, ma di trovare un equilibrio».

Interventi concreti, che siano anche un’occasione per suscitare un “cambio di mentalità”, ancora troppo ancorata a un sistema “vecchio”. «È allucinante, ad esempio, che si ragioni di sgravi fiscali – quasi come se l’unico obiettivo fosse trovare un “escamotage” per evitare il pagamento delle tasse – quando poi il Veneto è una delle poche Regioni italiane in cui gli screening prima del parto sono a pagamento. Piuttosto, bisognerebbe investire le risorse nei servizi di welfare di prossimità e nelle infrastrutture sociali, per aiutare veramente le donne che lo desiderano ad avere figli».

Intanto, ha ricevuto il sigillo della Giunta la proposta di legge sulla parità retributiva, approvata un anno fa dal Consiglio regionale, su impulso della stessa Camani.

Consentirà l’attivazione di un registro delle imprese virtuose in materia di politiche di genere. Oltre a essere inserite in un apposito elenco, queste potranno anche
beneficiare di una serie di premialità. «Il lavoro genera lavoro» dice Camani.

Si pensi che ogni donna che lavora “attiva” in media 1,7 ulteriori posti di lavoro: per l’asilo, i servizi di casa, come baby sitter.

E intanto il ministro Francesco Lollobrigida si oppone alla “sostituzione etnica”. Mentre Giorgia Meloni sostiene: «Per creare manodopera non servono migranti, ma far lavorare di più le donne».

«Diciamo che la destra ha condensato in un giorno e mezzo il peggio del suo pensiero – dice Camani – Queste sono frasi pericolose. Da respingere con forza».