Violenza contro le donne, in Veneto strutture a rischio chiusura per mancanza di requisiti minimi. Grave ritardo della Regione rispetto all’Intesa Stato- Regioni del settembre 2022

Oggi insieme alle colleghe della V Commissione abbiamo portato affrontato un tema molto delicato nel corso di una conferenza stampa in Consiglio Regionale.

La violenza contro le donne rappresenta una delle piaghe più insopportabili della nostra società. Un fenomeno che, a differenza di altri delitti, è in continua crescita.

Eppure, in Veneto, invece di alzare la guardia, si rischia una retromarcia che potrebbe portare alla chiusura di molti Centri antiviolenza e di Case rifugio, strutture essenziali per la tutela delle donne vittime di violenza.

I contenuti dell’Intesa raggiunta in seno alla Conferenza unificata del settembre 2022, che modifica i requisiti minimi, che tali Centri devono possedere per essere inclusi tra gli enti riconosciuti e meritevoli di sostegno economico, non sono stati oggetto di confronto.

Cosa grave perché ogni decisione rilevante di impianto sulle politiche pubbliche per contrastare la violenza sulle donne dovrebbe essere condivisa immediatamente con i soggetti gestori nel territorio.

Siamo seriamente preoccupate per l’incapacità dimostrata dall’Assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, di offrire soluzioni concrete. Dieci mesi sono infatti già trascorsi e manca meno di un anno, marzo 2024, per l’entrata in vigore dell’Intesa.

In Veneto esistono, a oggi, 26 Centri antiviolenza, 38 Sportelli e 28 Case rifugio.

Queste realtà operano ed offrono consulenza e supporto a migliaia di donne venete ogni anno, grazie al contributo prezioso di tanti volontari e in virtù delle risorse stanziate per finanziare le loro attività: 2,3 milioni dallo Stato e 1 milione dalla Regione. Questo impianto viene ora messo in discussione dall’Intesa.

Sono diversi i criteri che, se non dovessero essere tutti rispettati, metterebbero seriamente a rischio chiusura molti gestori. Tra questi, il requisito più critico è rappresentato dall’obbligo di dotarsi di un numero telefonico dedicato per garantire la reperibilità ‘h 24’ e 7 giorni su 7. Si tratta di una previsione che metterebbe di fatto fuori gioco la stragrande maggioranza delle strutture territoriali a cui si chiede sempre di più senza però garantire le necessarie risorse.

Dobbiamo tenere alta l’attenzione per salvaguardare la rete territoriale e la libertà delle donne perché, a fronte dell’aumento del numero delle donne seguite, 3450 dai Centri antiviolenza nel 2021, rispetto alle 3110 nel 2020, e 187 donne seguite con 185 figli, per un totale di 372 persone accolte nelle Case rifugio nel 2021, rispetto ai 289 soggetti ospitati nel 2020, il sostegno della Regione Veneto è sempre di 1 milione.

La situazione rischia di avere gravi conseguenze. Se la Giunta regionale ne ha consapevolezza, deve rapidamente dire cosa intende fare. Tra pochi mesi, l’Intesa sarà operativa: non è pensabile lasciare gli operatori del territorio nell’incertezza.

Per questo presenteremo una nostra manovra emendativa per aumentare le risorse regionali a sostegno dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio.

Crediamo che i presidi e i servizi territoriali a favore delle donne debbano diventare una priorità delle politiche pubbliche regionali. E crediamo che la Regione del Veneto debba tornare a fare programmazione, e non solo sul fronte del contrasto alla violenza contro le donne.

Qui puoi ascoltare il mio intervento completo.

Sintesi della conferenza stampa