I bilanci preventivi in rosso delle Ulss venete, come è emerso per quella Euganea, non sono una novità.
Un film già visto lo scorso anno e a fronte del quale la Giunta regionale è dovuta correre ai ripari tramite estemporanei finanziamenti nazionali e attingendo agli accantonamenti e degli anni precedenti, ben nascosti in Azienda Zero.
Ma soprattutto attraverso tagli lineari al comparto che hanno prodotto il blocco, negli ultimi mesi del 2023, ad assunzioni e investimenti.
Siamo di fronte a un passivo strutturale della sanità veneta e da tempo denunciamo il sottofinanziamento della sanità della nostra Regione.
Alle responsabilità del governo Meloni, che non dedica alla salute pubblica le risorse necessarie, si aggiunge da troppo tempo il mancato investimento regionale sulla cura e l’assistenza dei veneti. Il tesoretto di qualche centinaia di milioni di Azienda Zero finirà presto e a quel punto, se non si interviene velocemente, sarà indispensabile tagliare servizi e prestazioni.
Si tratta di una situazione che dovrebbe essere messa con onestà al centro del dibattito pubblico da Zaia e Lanzarin, i quali invece continuano a prendere in giro i veneti dicendo che va tutto bene.
Senza adeguate risorse non si può assumere il personale necessario, non si può investire sulla qualità dell’assistenza, non si può garantire una risposta sanitaria adeguata per tutti.
La retorica sul numero chiuso per la facoltà di Medicina è solo una operazione di distrazione dal problema reale della sanità veneta, e cioè l’insufficienza delle risorse a disposizione della sanità pubblica.
La scorciatoia di delegare al privato ciò che il pubblico non riesce a fare, percorsa da Zaia in questi anni, sta dimostrando tutti i suoi limiti. Ora, serve un investimento pubblico regionale serio sulla sanità regionale.