Approvata all’unanimità la nostra mozione a tutela delle case rifugio e dei centri antiviolenza del Veneto

Il sistema veneto che si occupa della violenza contro le donne è messo a rischio dai requisiti minimi previsti per i centri antiviolenza e le case rifugio nell’intesa Stato-Regioni dello scorso settembre.

E se non ci sarà un concreto intervento istituzionale, dal prossimo marzo, data nella quale l’intesa avrà effetto, oltre la metà delle strutture verrà messa fuori gioco.

Con l’approvazione unanime della nostra mozione abbiamo fissato un impegno comune che ora va tradotto con i fatti, per scongiurare una deriva che, nel pieno del dramma dei femminicidi e delle violenze di genere, sarebbe sciagurata.

Era necessario e urgente che il Consiglio regionale si facesse carico subito del problema a fronte delle forti incertezze che operatori e associazioni, composte in massima parte da volontari, stanno vivendo.

Bisogna affrontare le novità introdotte da questa intesa, adeguando le risorse. Questo per garantire la messa in regola delle strutture con i requisiti richiesti, in primo luogo quello che esige di dotarsi di un numero verde h24.

Attualmente la partita delle politiche contro la violenza sulle donne in Veneto è finanziata dal fondo nazionale con 2,2 milioni e con 1 milione di euro di fonte regionale. È evidente che servono ora risorse supplementari.

La mozione impegna la Giunta regionale a valutare la possibilità di stanziare le risorse necessarie per consentire ai centri antiviolenza e alle case rifugio di adempiere entro marzo 2024 all’obbligo di dotarsi di un numero telefonico dedicato per garantire 7 giorni su 7 la reperibilità h24 e ad attivarsi nelle sedi competenti per individuare soluzioni che scongiurino la chiusura dei prossimi mesi di Centri Antiviolenza e Case Rifugio del Veneto, senza i quali sarebbe pregiudicata la tutela di molte donne vittime di violenze.