Le notizie dei recenti blitz delle forze dell’ordine in provincia di Treviso contro lo sfruttamento lavorativo in agricoltura ci restituiscono una fotografia pesante.
Il caporalato da tempo colpisce drammaticamente anche la nostra regione. Una piaga intollerabile, che oltre a violare le più elementari norme contrattuali e salariali, annienta la dignità delle persone e reca un danno economico alla società.
Un sistema di sfruttamento che, come spesso avviene, coinvolge cooperative spurie che arruolano braccia, anche di persone in clandestinità, da impiegare in agricoltura. Sono spesso soggetti che intermediano manodopera a prezzo bassissimo, che offrono alle aziende locali. Generalmente questi lavoratori sono pagati 3 o 4 euro all’ora, sono sottoposti ad orari di lavoro giornalieri impossibili e sono costretti a vivere in precarie condizioni igieniche e sociali. Ma questo dramma non è limitato al settore agricolo. Si è ormai esteso ad altri comparti strategici del sistema produttivo regionale, dalla manifattura all’edilizia, dalla logistica al volantinaggio.
È indispensabile investire maggiormente sull’adesione capillare alla Sezione Territoriale del Lavoro Agricolo di Qualità, stringendo alleanze sempre più proficue con le organizzazioni di categorie e promuovere forme trasparenti e legali di incontro tra domanda e offerta, oltre ad investire di più nelle politiche attive del comparto. Sono azioni che richiedono un protagonismo nuovo delle istituzioni locali e della Regione, per far emergere con tempestività le eventuali situazioni di irregolarità e per implementare la cultura della legalità nel mondo del lavoro.