Violenza di genere. “Campagna di ascolto Pd a Verona e Vicenza: contributi per il supporto psicologico, aiutando le donne a denunciare fin dal primo segnale e per la tutela legale”

“Inserire il supporto psicologico tra le spese sostenibili e risorse anche per l’assistenza legale”. Sono alcune delle proposte emerse dagli incontri odierni prima al Telefono Rosa di Verona e poi con Donna Chiama Donna di Vicenza. Due appuntamenti che si collocano all’interno della campagna di ascolto promossa dal gruppo Dem riguardante la questione di genere, che nelle scorse settimane aveva visto i Consiglieri visitare anche Centri Antiviolenza e consultori a Padova e a Venezia.

“Nel Collegato al bilancio di due anni fa era stato approvato un nostro emendamento con cui venivano stanziati 200mila euro per il supporto psicologico alle donne vittime di violenza. È importante consentire ai Centri di rendicontare queste spese all’interno della ripartizione dei fondi che vengono poi erogati alle varie realtà; al momento non è previsto. Il supporto psicologico è fondamentale per aiutare le donne a riconoscere la violenza al primo segnale e trovare il coraggio di denunciare fin da subito, non dopo anni. Sul fronte delle risorse è poi emersa la necessità di stanziamenti ad hoc dedicati alle spese legali: c’è un’ampia fetta di donne con situazioni difficili che hanno bisogno di supporto anche da questo punto di vista”.

“Tra le altre necessità emerse dalla doppia discussione – proseguono gli esponenti dem – quella di rafforzare la formazione nelle scuole, così come tra gli addetti ai lavori. È fondamentale un maggior collegamento tra i vari soggetti che si occupano a vario titolo della violenza di genere: magistrati, forze dell’ordine, consultori, Ulss. Ci sono dei protocolli di collaborazione, ma non ancora una rete consolidata che permetta di lavorare in modo coordinato, passando così dalla prestazione alla presa in carico a 360 gradi”.

“Un ultimo aspetto – concludono i Consiglieri – è invece legato alla funzionalità e all’organizzazione delle strutture: è importante che i contributi che i Centri Antiviolenza ricevono dai diversi livelli istituzionali siano previsti per più annualità, in modo tale che sia possibile programmare e dare stabilità al personale”.

“Inoltre – concludono Bigon, Camani, Zottis e Possamai – vanno create le condizioni perché la retribuzione delle operatrici e degli operatori sia più adeguata alla tipologia di attività svolta e alla professionalità espressa”.