Veneto Sviluppo Spa. Una legge necessaria ma non sufficiente.

Correlazione al progetto di legge 205.

Replica

Dichiarazione di voto

Mattino di Padova 28 giugno 2023
Il Gazzettino 28 giugno 2023

Correlazione al PDL 205 – Veneto Sviluppo Spa

La proposta della Giunta di riorganizzare le partecipazioni societarie regionali che riguardano principalmente Veneto Sviluppo e Veneto Innovazione è, di principio, condivisibile.

Sollecitiamo, infatti, questo intervento da tempo, per due ragioni specifiche.

La prima è connessa al mero rispetto delle disposizioni nazionali e comunitarie in ambito di concorrenza.

Sappiamo da anni che la scelta della Regione del Veneto di conferire risorse regionali e comunitarie a Veneto Sviluppo non è conforme all’ordinamento europeo, perché Veneto Sviluppo è una società di capitale misto, pubblico-privato, con una quota del 49% della società detenuta da istituti bancari. In casi come questo, la normativa europea comunitaria prevede il ricorso al bando di gara anziché all’affidamento diretto. Il primo punto per cui noi sollecitiamo questo intervento è stato chiaramente esplicitato dal relatore, il presidente Sandonà, cioè che da anni affidiamo servizi in maniera contraria all’ordinamento nazionale e comunitario.

Più volte siamo intervenuti su questo profilo di illegittimità, senza che alcuna decisione definitiva fosse mai assunta, al punto che anche la previsione di qualche tempo fa di affidare ad AVEPA queste funzioni per superare l’ostacolo del bando di gara è rimasto un tentativo abortito di risolvere il problema.

La questione è stata, poi, congelata durante il Covid, quando, approfittando della pandemia e della conseguente situazione emergenziale, la Giunta ha ripreso ad affidare a Veneto Sviluppo, sempre contra legem, la gestione di risorse e fondi. È evidente come, a questo punto, l’intervento di cui discutiamo oggi sia divenuto non più rimandabile.

Mi pare di poter dire che, sotto questo profilo, dal punto di vista tecnico, l’operazione proposta soddisfi la necessità di disporre di uno strumento finalmente pienamente legittimo per procedere ad affidamenti diretti, come poi avremo anche modo di spiegare brevemente.

La seconda ragione per la quale sollecitavamo questo intervento, invece, è di natura più politica e attiene alla sfera della trasparenza, della gestione delle risorse pubbliche. Sul punto tornerò anche in seguito perché, mentre sulla prima questione la proposta della Giunta sembra essere in linea con le stringenti normative connesse all’in house providing, e dunque tale da risolvere il problema dell’affidamento diretto, sul tema della trasparenza e del controllo delle attività esercitate dalle società non c’era e, se questo rimane l’impianto, non ci sarà una sufficiente attenzione e una sufficiente cautela.

Abbiamo, infatti, anche su questo detto più volte come, a nostro giudizio, non ci fosse un pieno adempimento dell’obbligo statutario di garantire al Consiglio regionale le dovute funzioni di indirizzo politico sulle scelte societarie, da un lato, e le funzioni di controllo e verifica sull’impiego delle risorse pubbliche, dall’altro.

Questo vulnus derivava certamente in parte dalla natura giuridica della società e in particolare dalla presenza rilevante di soci privati, istituti bancari, rispetto ai quali la funzione di indirizzo e di controllo del Consiglio e conseguentemente anche la garanzia di perseguimento della finalità pubblica, non poteva essere pienamente garantita.

A nostro giudizio, però, senza alcuni correttivi in fase di discussione in Aula, questo pregiudizio pesante rimane anche con il nuovo assetto proposto. Anzi, diviene ancora più grave a fronte del fatto che, mentre prima era un impedimento connesso principalmente alla composizione societaria misto pubblico-privato, che banalmente si concretizzava in una significativa presenza dei soci privati, tanto nel Consiglio di amministrazione quanto nell’assemblea dei soci, soggetti deputati, in base al Codice civile, ad esercitare funzioni di indirizzo, oggi, con società interamente pubbliche, la finalità di interesse pubblico e di benessere collettivo in riferimento alle attività di Veneto Sviluppo e Veneto Innovazione dovrebbe diventare ancora più cruciale.

L’operazione tecnica per riorganizzare gli strumenti regionali in materia di accesso al credito e di agevolazioni alle imprese è tecnicamente complessa.

La finalità è quella di trasformare Veneto Sviluppo in una società a totale partecipazione pubblica proprio e direi anche esclusivamente per renderla idonea a ricevere affidamenti in house direttamente o attraverso le sue controllate.

Dunque, il primo passaggio consisterà nella liquidazione dei soci privati attualmente presenti, ai quali viene restituita una parte del patrimonio, con conseguente riduzione del capitale sociale di Veneto Sviluppo.

La quantificazione della somma da liquidare è stata certamente valutata da una perizia attendibile e corrisponde al valore di mercato inferiore al valore nominale dell’azione. Quindi, relatore Sandonà, nessuno sconto, nessun risparmio, liquidiamo ai soci privati esattamente il valore di mercato delle azioni e verrà corrisposta in parte in cash, attraverso appunto il patrimonio che è già nella disponibilità di Veneto Sviluppo, e in parte tramite la cessione di quote di uno dei due fondi chiusi già di proprietà di Veneto Sviluppo. Stiamo naturalmente parlando di un fondo chiuso a rischio molto basso e a buon rendimento. Non regaliamo nulla ai soci privati, agli istituti bancari. Paghiamo loro le quote che ci vendono. Si tratta di un’operazione a costo zero per la Regione, certamente, ma Veneto Sviluppo la farà utilizzando esclusivamente fondi propri e quindi risorse che indirettamente appartengono alla Regione del Veneto in quota parte, tant’è che il patrimonio netto e il capitale sociale della società si ridurrà notevolmente.

Da parte sua la Regione interverrà poi conferendo a Veneto Sviluppo sia le quote di Finest Spa, di cui già ora Veneto Sviluppo detiene una piccola partecipazione, sia le quote di Veneto Innovazione, società già ora interamente detenuta da Regione Veneto. Al termine di questi passaggi la Regione Veneto possiederà direttamente il 100% di Veneto Sviluppo che svolgerà le funzioni di Capogruppo e possiederà indirettamente il totale del capitale di Veneto Innovazione. Completeranno la definizione del gruppo regionale tutte le azioni detenute da Regione Veneto tramite Veneto Sviluppo in Finest Spa che raggiungerà una partecipazione tramite Veneto Sviluppo di oltre il 20% e il 100% di FVS SGR, la società di gestione del risparmio costituita nel 2006 quale strumento per l’istituzione e la gestione di fondi immobiliari chiusi, già detenuta completamente da Veneto Sviluppo. Infine vi sarà la cessione a Veneto Innovazione del ramo d’azienda relativo alla gestione degli strumenti finanziari che oggi sono affidati dalla Regione a Veneto Sviluppo. Su tutte le società della costituente holding la Regione del Veneto potrà esercitare il cosiddetto controllo analogo. In conclusione Veneto Sviluppo tramite Veneto Innovazione si occuperà della gestione della finanza agevolata regionale, inclusi i fondi europei, e Veneto Sviluppo direttamente o indirettamente tramite FVS si occuperà delle attività di finanza genericamente intesa.

Quindi l’operazione regge nel suo complesso. Dove però, a mio giudizio, servirebbe prestare un po’ più di attenzione e un po’ più di cautela? Sul fatto che siamo di fronte ad un soggetto che direttamente o indirettamente utilizza strumenti finanziari che dovrebbero avere finalità pubblicistiche connesse all’esercizio delle competenze regionali in materia di credito, ma un soggetto che opererà con tecniche privatistiche. Infatti, sebbene la forma societaria sia di tipo privatistico e si richiama infatti a norme e regole del Codice civile, la sostanza di queste società dovrebbe essere pubblica. Serve dunque un modello che sia da un lato coerente con gli interessi pubblici, che dunque vanno ben definiti ed esplicitati nella legge e dall’altro è in grado di gestire ingenti risorse garantendo trasparenza e consentendo il raggiungimento delle finalità istituzionali indicate, a partire dalla Costituzione che assegna al servizio del credito svolto dal pubblico la finalità di promozione della coesione sociale e territoriale. In questo senso, tutte le società finanziarie regionali sono di fatto enti strumentali per l’attuazione delle politiche economiche territoriali della Regione, che favoriscano la promozione e l’accelerazione dello sviluppo economico e imprenditoriale ed occupazionale del territorio.

La scelta della Giunta di costituire una società a totale partecipazione pubblica crea un collegamento diretto tra le scelte politiche dell’ente e le azioni e le attività delle società: serve quindi rafforzare l’indirizzo politico proprio per giustificare la scelta dell’in house providing, piuttosto che modalità più orientate al mercato, che sarebbero state ugualmente legittime come quelle di cui ci si poteva adottare ricorrendo banalmente alla procedura di bando di gara.

Non è un caso, infatti, che nel tempo sono stati diversi gli interventi del legislatore nazionale e comunitario finalizzati a disciplinare gli interventi con capitale pubblico in ambito prettamente finanziario. Perché, sebbene le finalità e le modalità di intervento pubblico nel mercato privato del credito possano anche essere utili, questi strumenti devono essere maneggiati con cautela anche per gli effetti pesanti che potrebbero avere sulla finanza pubblica, come già avvenuto nel recente passato, ad esempio con le operazioni finanziarie condotte da enti pubblici su prodotti di finanza derivata, come sa bene purtroppo anche questa Regione. Così come non è un caso che anche sui limiti per il ricorso all’in house providing ci siano regole molto stringenti, dalle direttive europee in materia di appalti e concessioni, la normativa italiana di recepimento, il Codice dei contratti pubblici, peraltro recentemente rivisto, alle norme generali relative alle società a partecipazione pubblica.

Senza escludere che le finanziarie regionali in via subordinata possano svolgere l’attività di finanza privata, va però mantenuta un ancoraggio solido, seppur limitato, alla funzione di natura pubblicistica per le società in house, e vanno evitati i casi di incompatibilità con attività a rischio eccessivo o non giustificato o modalità di gestione che escludano il decisore pubblico.

In questo quadro – ed è questo a mio giudizio il punto vero – l’obiettivo di dotare la Regione del Veneto di uno strumento che si conformi alle normative nazionali ed europee non può essere raggiunto modificando meramente l’assetto societario di Veneto Sviluppo. Non possiamo essere in regola tecnicamente con la normativa italiana ed europea e non sostanziare questa scelta con decisioni coerenti con l’impianto che voi ci state proponendo di dare. Da questa scelta tecnica devono conseguire modifiche sostanziali nell’equilibrio di poteri e funzioni dei nuovi assetti istituzionali che andiamo a definire con la proposta che voi ci sottoponete.

Bisogna, dunque, garantire al Consiglio regionale, come previsto dallo Statuto del Veneto, la funzione di indirizzo politico e amministrativo delle attività di Veneto Sviluppo e anche la funzione di controllo dell’attuazione di questo stesso indirizzo. Per realizzare queste previsioni statutarie è necessario intervenire in alcune specifiche direzioni.

Primo: sugli Statuti della società. Alla luce delle nuove funzioni assegnate e delle nuove modalità di gestione delle stesse, è impensabile che al Consiglio regionale sia precluso qualsiasi spazio di intervento nella definizione dei nuovi Statuti. Lasciare solo alla Giunta o al socio unico Luca Zaia questa fondamentale funzione di garanzia è quantomeno inopportuno, se non addirittura pericoloso. Come potete immaginare che delle società totalmente pubbliche, che gestiranno centinaia di milioni di euro, lo possano fare attraverso Statuti decisi solo dall’organo esecutivo, senza che il Consiglio regionale possa esercitare la propria funzione di indirizzo in questo senso?

Secondo: è impensabile che il Consiglio, direttamente o per il tramite delle competenti Commissioni, non sia coinvolto nell’assunzione delle scelte strategiche che riguardano gli investimenti delle risorse pubbliche. Anche su questo, delegare alla Giunta invece \che al Consiglio, che avrebbe da Statuto il compito di indicare le scelte di programmazione degli Enti, questi compiti, è una forzatura eccessiva. È il Consiglio che organizza la programmazione e dà gli indirizzi politici agli Enti strumentali della Regione. Come potete immaginare che sia la Giunta da sola ad assumere queste decisioni?

Terzo: garantire al Consiglio regionale la funzione di vigilanza e controllo su ciò che faranno società a totale partecipazione pubblica con le risorse pubbliche. Aver omesso nella proposta di legge qualsiasi passaggio e coinvolgimento del Consiglio e delle Commissioni rispetto al bilancio d’esercizio, al bilancio di previsione, al Piano industriale è una mancanza molto grave. Ci state chiedendo di costituire società interamente pubbliche, che lavoreranno con i soldi pubblici, e non avete previsto nessun passaggio per il Consiglio e per le Commissioni consiliari competenti. È un abuso di potere che non possiamo tollerare.

Infine, questione che tiene tutte le precedenti, c’è il tema della governance. Per la complessità del compito assegnato a queste società, per la crucialità di questi compiti è fondamentale che le società si strutturino con Consigli di amministrazione e Collegi sindacali in cui sia garantita la pluralità e la rappresentanza delle minoranze. Serve un modello che sia fattivamente aderente alla funzione di natura pubblicistica della Regione, che lavorerà sulla base delle regole giuridiche di diritto civile e societario, quindi sotto la vigilanza della Banca d’Italia. È necessario che il Consiglio possa esercitare la facoltà e i diritti che ad esso competono a norma di Statuto della Regione del Veneto. Sono tutte questioni non banali che indicano la direzione che si intende intraprendere rispetto a questo provvedimento, che danno sostanza alle scelte proposte, perché dalle riflessioni che faremo oggi in sede legislativa la dobbiamo decidere noi qual è l’indicazione che daremo a queste società. Sarà questo Consiglio regionale – almeno questa prerogativa non ce la potete togliere – che deciderà gli assetti dei gruppi societari appartenenti alla Regione del Veneto. Ancora su questo non siete in grado di intervenire.

Dicevo, dalle riflessioni che faremo oggi deriverà l’impianto degli interessi sottesi allo sviluppo del territorio che vogliamo rappresentare. Ci giochiamo un pezzo importante di politiche industriali regionali che potranno fare la differenza in termini di competitività tra noi e gli altri territori nei prossimi anni. Lo hanno capito le organizzazioni di categoria che, infatti, nel corso delle audizioni, hanno espresso alcune perplessità rispetto alla fumosità delle decisioni regionali su questo provvedimento e rispetto all’incertezza che temono possa derivarne.

Attendiamo questo intervento da anni, care colleghe e cari colleghi. Ci è stato sottoposto a un disegno di legge con la richiesta di fare presto nell’approvazione; richiesta che, per quanto legittima, sul piano delle necessità operative, la posso capire, di certo non è particolarmente adatta a garantire un approfondimento e un’analisi che sarebbe necessario dedicare ad una questione così complessa.

Stiamo parlando di centinaia di milioni di euro pubblici e voi ci chiedete di gestire e deciderne la governance in tre settimane, dopo anni che aspettiamo.

Penso che abbiamo predisposto un’azione emendativa molto corposa che, al netto della quantità o della qualità degli emendamenti ha esattamente la finalità di costruire una coerenza tra lo strumento che voi avete individuato, società a totale partecipazione pubblica, e l’obiettivo politico che questa scelta dovrebbe avere.

Non sono società a totale partecipazione della Giunta o del Presidente del Consiglio, sono società a totale partecipazione di questo Consiglio regionale e delle risorse delle cittadine e dei cittadini del Veneto.

Non potete utilizzare uno strumento tecnico soltanto per non avere problemi con la Corte dei Conti e con l’ANAC e dimenticarvi la politica.

Vi state dimenticando la politica con questo provvedimento che sarà inappuntabile dal punto di vista tecnico, ma che crea un precedente pericolosissimo dal punto di vista politico. Le centinaia di milioni di risorse che noi affideremo a Veneto Innovazione e a Veneto Sviluppo saranno le risorse che noi dovremmo impiegare nei prossimi anni per definire finalmente delle politiche industriali per un territorio in difficoltà.

Davvero pensate che una scelta così strategica non sia compito di questo Consiglio regionale? Davvero pensate che possa essere semplicemente la Giunta a spiegare e indicare come utilizzare queste risorse? Guardate, io lo trovo un atto di un’arroganza politica senza precedenti. Le scelte operative le faranno i Consigli di Amministrazione, le Assemblee dei soci e in parte anche la Giunta, ma il diritto/dovere di questo Consiglio regionale di orientare le scelte strategiche rispetto all’utilizzo delle risorse pubbliche non può essere regalato né alla Giunta né ai dirigenti pubblici che devono eseguire le indicazioni che da questo Consiglio provengono.

Per tutte queste ragioni confidiamo che la manovra emendativa, che abbiamo presentato, sia presa seriamente in considerazione, perché pensiamo che questo provvedimento altrimenti rischia di essere l’ennesima occasione persa, l’ennesima cambiale in bianco che voi chiedete a questo Consiglio regionale di sottoscrivere a favore della Giunta.

Io penso che quando si parla dei soldi dei veneti e delle imprese di questo territorio cambiali in bianco noi non siamo più disposti a sottoscriverle.