“I conti in ordine sono il minimo sindacale, visto che siamo una delle prime Regioni italiane per Pil e reddito pro capite. Preoccupano però l’indebitamento pregresso, dovuto a scelte discutibili del passato, l’assenza di progetti di investimenti pubblici, nonostante l’emergenza storica che stiamo vivendo, i due terzi delle risorse nazionali straordinarie per la sanità, 200 milioni, accantonate da Azienda Zero e non spese”.
Lo dichiara Vanessa Camani, vice capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, relazionando in aula, come Correlatore, il Rendiconto 2020.
“Il saldo positivo annuo determinato in sede di rendiconto è ancora prioritariamente destinato alla riduzione del debito pregresso – sottolinea l’esponente Dem – Debito frutto di scelte gestionali passate ma in piena continuità politica, che hanno ridotto la cassa regionale e la possibilità di spesa, presente e futura. Pensiamo alla questione derivati, una scelta spregiudicata che ha contribuito ad appesantire ulteriormente il bilancio. Un appesantimento che non giustifica la scarsa propensione agli investimenti da parte della Regione: se anche nel 2020, anno terribile, siamo stati in grado di risparmiare quasi un miliardo di euro nella gestione economica, allora non ci sono scuse per non aver affrontato le emergenze correnti con tempestività”.
“E in materia di sanità, in particolare con riferimento al ruolo di Azienda Zero, trovo che sia inaccettabile che solo un terzo dei 289 milioni di euro dei trasferimenti straordinari statali per la pandemia sia stato effettivamente assegnato, mentre oltre 200 milioni risultano ancora accantonati in Azienda Zero, con vincolo di destinazione, come ha sottolineato la Corte dei Conti – denuncia Camani – È un meccanismo che non funziona, il Consiglio dovrebbe essere maggiormente coinvolto”.
“Il nuovo boom di contagi rischia di riportare, anche rispetto al bilancio, indietro le lancette. Sarebbe paradossale, dopo aver investito tempo e risorse in una macchina vaccinale poderosa, vanificare gli sforzi perché c’è una parte irresponsabile, molto elevata in Veneto, che decide di non vaccinarsi – aggiunge Vanessa Camani – Perciò, crediamo che sia necessario utilizzare una parte importante delle risorse a disposizione per una campagna informativa sulle vaccinazioni e per farsi trovare pronti ad affrontare eventualmente una ulteriore riduzione di organico del personale sanitario, nel momento in cui fosse confermato l’obbligo di sospensione per i non vaccinati. Anche perché tra qualche mese dovremo fare i conti con la sfida della riapertura delle scuole, che porrà molti degli stessi problemi dello scorso settembre”.