In Giunta frattura non ricomponibile. Zaia non è più il Doge.

Nella Giunta regionale esiste una frattura non ricomponibile. Zaia non è più il Doge.

La scelta di ben tre assessori regionali leghisti della prima ora di non salire sul palco di Pontida, è l’emblema di uno scontro interno alla Lega che è ormai impossibile da nascondere. Neppure con la solita marea di slogan, promesse di autonomia e propaganda che vorrebbe far passare il tutto come normalità.

La frattura, che incrocia anche la distanza abissale tra le richieste del Veneto e la proposta nazionalista di Marine Le Pen, presente alla kermesse leghista, vede la Giunta regionale spaccata in due con ben tre assessori leghisti in aperto contrasto con il Presidente Zaia.

Altro che arrabbiato. Quello di Zaia appare ormai un leone solo. La solitudine di chi sa che il suo tempo è finito e osserva inerme il suo impero sgretolarsi davanti a sé.

Difficile pensare che il Presidente possa continuare a fare finta di nulla. Messo prima in minoranza dall’ala salviniana nella fase congressuale, sbugiardato poi nella linea politica sull’accoglienza dei migranti, ora addirittura apertamente contestato dai suoi assessori sul prato più importante della tradizione leghista, quello di Pontida.
Siamo alle porte di una stagione complicata, tra crisi economica e sociale.

Le fibrillazioni interne alla Lega, sommate alle frizioni con Fratelli d’Italia e con la Forza Italia di Tosi, non lasciano presagire nulla di buono.