Emergenza sfratti in Veneto. Numeri che testimoniano l’esplosione del fenomeno. Servono risorse per sostegni e ristrutturazioni, oltre a ruolo di mediazione pubblica.

L’aumento del 395% in un anno di sfratti eseguiti in Veneto, con impennate di quasi il 600% nella provincia di Venezia e del 342% in quella di Padova, sono numeri che raccontano una realtà preoccupante.

Lo stesso vale per quel +245% su scala regionale di richieste di esecuzione. Perché la radice è perlopiù riconducibile alle morosità, segno che sono in crescita i cittadini che non riescono a reggere il peso dei costi degli affitti.

Di fronte alle cifre denunciate sulla stampa dall’Unione Inquilini, nel raffronto annuale tra il 2021 e il 2022 abbiamo presentato nei giorni scorsi una mozione in Consiglio proprio su questo tema.

Il problema della residenzialità è decisamente esploso ed è determinato dall’incrocio tra scarsità di alloggi privati concessi in locazione, canoni degli affitti in crescita e contemporaneamente l’allargamento delle fasce sociali in difficoltà economica.

Ad aggravare il quadro, la carenza di finanziamenti per le ristrutturazioni degli alloggi pubblichi, con una parte sfitta del patrimonio Ater che ad esempio tocca il 15% e i tagli ai fondi di sostegno agli affitti decisi dal governo.

Non solo le istituzioni, a partire dallo Stato e dalla Regione, hanno il dovere di stanziare le risorse adeguate per arginare l’emergenza. Cosa che stiamo chiedendo anche con atti ufficiali alla Giunta Zaia. Serve, a questo punto, anche un intervento pubblico in grado di fare da mediatore tra i cittadini bisognosi di alloggi a prezzo calmierato e il fronte dell’offerta di alloggi.

Altrimenti, la crisi assumerà inevitabilmente proporzioni sempre più disastrose.

Mozione emergenza abitativa in Veneto

Vedi anche articolo riportato da Sunia Vicenza