Per anni ha tacciato di disfattismo e di tradimento della causa veneta chiunque avanzasse dubbi o perplessità sulla realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta.
E oggi che i nodi vengono al pettine; che l’investimento che avrebbe dovuto coronare i suoi 15 anni al vertice della Regione si rivela essere un macigno di debito sul futuro della Regione e dunque dei cittadini i veneti, Zaia si avventura in una penosissima marcia indietro, parlando di ‘opera ereditata’, di governi che avrebbero remato contro, arrivando perfino a negare che l’annunciato aumento dell’Irap non sia legato al buco di bilancio atteso per la Pedemontana. Così non va.
Chiediamo al presidente Zaia un sussulto di dignità: basta bugie; Zaia chieda scusa ai cittadini veneti che ha preso in giro e continua a prendere in giro.
Altro che governi di centrosinistra, fin dal 2003 la Pedemontana è inquadrata come strada regionale, non interregionale, non internazionale, da realizzare con partecipazione statale.
La Giunta Zaia ha speso 620 milioni di contribuzione statale, in aggiunta ai 300 milioni della Regione Veneto, ed ha goduto per 7 anni, dal 2009 al 2016, dei poteri del Commissario straordinario che non possono essere infiniti, per poi scoprire che l’infrastruttura, così come è stata concepita, è troppo costosa e poco attrattiva per le imprese che avrebbe dovuto servire.
Nel 2017 il presidente Zaia, ribaltando completamente la logica delle opere autostradali, ha posto a carico della Regione, che oggi incassa i pedaggi, l’intero rischio di impresa assicurando al concessionario un introito fisso che allo stato attuale costa 160 milioni alle casse regionali.
Di qui la necessità di nuove tasse oltre al danno la beffa: nel 2023 la Regione ha accantonato 45 milioni di euro dal momento che il concessionario è deciso a far valere la rivalutazione Istat sulle somme pattuite nell’anno 2020. Di questa disfatta amministrativa c’è un unico responsabile, che fino ad ieri gridava alla vittoria, e oggi cerca di far credere che lui non c’era o, se c’era, dormiva.