A conclusione del primo trimestre della campagna vaccinale, si può fare un primo bilancio per provare a comprendere ciò che non sta funzionando nelle vaccinazioni in Veneto, nonostante Zaia continui a dire che siamo i numeri 1.
Una premessa innanzitutto. I problemi di oggi hanno origini lontane, nella volontà leghista di trasformare il “modello socio-sanitario del Veneto” nel “modello Lombardia” (volontà che speriamo ora sia finalmente archiviata).
Siamo, dunque, partiti male: sono stati aperti solo 58 centri vaccinali in tutta la regione, non c’era nessun coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale e ogni Ulss procedeva in autonomia. Questo ha ovviamente comportato difficoltà di prenotazione (non esiste un unico CUP regionale, ma ogni Ulss ha un suo sistema di prenotazione spesso inaccessibile ai più), non è stato rispettato il piano nazionale che prevedeva di vaccinare prima di over80 e i pazienti fragili, la quantità di dosi iniettate era di molto inferiore alle aspettative.
A quel punto il Veneto si trova nel fondo della classifica nazionale per numero di vaccini somministrati, anche la stampa “osa fare qualche domanda” e Zaia va in panico.
Cosa fa, quindi? Annuncia un accordo con i Medici di Medicina Generale (che però è solo economico e non organizzativo), ordina di aprire le vaccinazioni a tutti chiedendo ai singoli enti (Università, Ordini, Enti Locali) di auto organizzarsi (con il risultato che abbiamo più 30enni vaccinati che 70enni) lancia il CUP regionale telefonico che è sempre occupato, annuncia un sito di prenotazione online che funziona per i primi 3 giorni e poi va in crash. Senza considerare la gaffe sui caregiver (che per Zaia sono gli “autisti”) o lo stop alle vaccinazioni ai dipendenti comunali annunciato in conferenza stampa (con il grande risultato che metà del personale ora è vaccinato, l’altra metà no).
In tutto questo, l’Ulss 6 (padovana) fa il capolavoro nell’ultima settimana: con l’ansia di vaccinare più persone possibile per risalire la classifica, sbaglia i conti sui vaccini Pfizer disponibili, apre le prenotazioni alle classi di età vaccinabili con AstraZeneca e che avrebbero dovuto essere vaccinate direttamente dai medici di base salvo poi chiuderle mezza giornata dopo.
Come si dice in Veneto: “pèso el tacon chel sbrego”.
Zaia per nascondere la sua disorganizzazione fa la sua solita ramanzina in diretta tv, provando a scaricare la responsabilità del fallimento (d’altronde è un vero professionista in questo) sui Direttori Generali delle Ulss. Eppure, come sempre, si dimentica di rispondere alle domande che da almeno un paio di mesi proviamo a porgli.
Perchè non sono mai stati coinvolti i sindaci, usati solo in extremis per risolvere i problemi?
Perchè ci sono i pazienti più a rischio (over 80 e fragili) ancora da vaccinare?
Perchè non sono stati coinvolti per tempo i Medici di Medicina Generale?
Se non si degna di spiegarlo al PD, almeno abbia la decenza di spiegarlo ai veneti.
