Oggi abbiamo presentato a Venezia la proposta di legge n. 334 “Nuove disposizioni in materia di tirocini extracurriculari” (qui puoi leggere il testo).
Il tirocinio extracurriculare è un periodo di orientamento e formazione svolto in un contesto lavorativo finalizzato all’inserimento nel mondo del lavoro. Oggi è necessario evitare che questo strumento sia utilizzato come forma di sfruttamento, costringendo i giovani al precariato e al lavoro povero. Per questo motivo abbiamo deciso di presentare un progetto di legge di riordino di quest’ambito, sul quale la Regione ha precise competenze.
Nell’ordinamento esistono diversi strumenti per facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Quello indubbiamente più tutelante per i giovani lavoratori è l’apprendistato professionalizzante, un vero e proprio contratto di lavoro che garantisce tutele e diritti. Molto spesso, però, si preferisce ricorrere al tirocinio extracurricolare, strumento molto meno vincolante per le imprese e, soprattutto, meno oneroso. I numeri, infatti, non sono di poco conto: parliamo di 26 mila tirocinanti nel solo 2023, l’80% dei quali riferito a ragazzi sotto i 30 anni, in quasi 15 mila aziende. Di fronte a questi numeri diviene indispensabile trasformare i tirocini extracurriculari da una possibile forma di sfruttamento a un’opportunità di crescita per l’azienda e di sicurezza economica per i giovani lavoratori.
Nella proposta di legge viene previsto di alzare significativamente il livello minimo di indennità mensile: la competenza nella definizione della soglia minima di retribuzione per i tirocinanti è regionale. A oggi, nel regolamento del Veneto, essa viene fissata a 450 euro lordi mensili. È evidente che questo livello di retribuzione non è minimamente compatibile con le necessità di sostentamento. Noi proponiamo che questa soglia venga innalzata almeno a 1.000 euro. Tra gli altri punti salienti del progetto di legge c’è la revisione dei limiti in capo alle imprese per l’attivazione dei tirocini, in particolare rendendoli possibili solo quale integrazione alla manodopera stabile già presente in azienda. Questo per evitare che i tirocinanti sostituiscano lavoratori ordinari. Chiediamo anche di intervenire più efficacemente sul fronte della formazione, incrementando il numero di tutor per tirocinante. Infine, si prevede l’introduzione di sanzioni pecuniarie per la mancata corresponsione dell’indennità o per gravi violazioni alla disciplina.
In sede di Conferenza Stato Regioni, nel 2017 erano state emanate delle Linee Guida con l’obiettivo di regolamentare lo strumento, che però sono rimaste lettera morta. È evidente che, in una situazione come quella attuale, questo strumento rischia sempre di più di diventare un modo per le imprese per fare dumping contrattuale e salariale sulla pelle dei lavoratori, e soprattutto del più giovani, svilendo, quindi, il ruolo originario del tirocinio che deve puntare su formazione e, soprattutto, qualità del lavoro. Da qui la necessità di una legge regionale che regoli lo strumento in maniera chiara.
Su questa proposta di legge chiediamo di confrontarci fin da subito, con spirito costruttivo, convinti che, in una stagione che mette costantemente sotto attacco protezioni e tutele del lavoro, sia indispensabile investire sui giovani e sulle loro competenze, anche a vantaggio del nostro sistema economico e produttivo.