Il nostro Primo Maggio

Ad appena una settimana di distanza dal tentativo di ridimensionare la lotta partigiana e il fondamento antifascista della nostra Carta Costituzionale, il Primo Maggio arriva dalla destra un attacco al lavoro.

Un affondo, quello del Governo, che taglia le tasse sul lavoro per le imprese, ma non interviene sui reali livelli retributivi dei salari, che rafforza la precarietà con contratti a termine e voucher, che dimentica la sicurezza sul lavoro.

Ma non sono solo interventi sbagliati. Sono il prodotto concreto di un impianto ideologico che intende il lavoro come mero fattore produttivo al servizio del profitto e la precarietà come unico strumento per aumentare la produttività. Un impianto fortemente liberista che prova ad applicare al lavoro le medesime regole del libero mercato.

Essere in piazza stamattina significa, prima di tutto, voler ribaltare questo impianto. Significa ribadire la centralità del lavoro come valore fondamentale per il singolo e per la collettività.

Significa riaffermare la funzione del lavoro come strumento di contrasto alle diseguaglianze sociali. Significa chiedere salari più alti e lavoro più sicuro.

Solo così può essere davvero un buon Primo Maggio!

Qui è possibile leggere qualche riflessione di approfondimento sul tema del lavoro nella nostra regione (clicca qui)