I due imminenti pensionamenti di medici di famiglia che operano nei quartieri della Consulta 6b di Padova e la prospettiva allarmante della mancata sostituzione entro gennaio, rappresentano l’ennesimo caso di mala programmazione da parte della Giunta regionale.
Presenteremo nelle prossime ore un’interrogazione sulla situazione specifica ma è dal 2020 che denunciamo il nodo della mancata programmazione della formazione dei medici di Medicina generale.
Da anni, infatti, sono noti i numeri dei pensionamenti previsti. E da anni ammoniamo sul fatto che tra 2023 e 2026 si verificherà il picco della distanza tra numero di pensionamenti e nuovi ingressi. Denunce e richiami che restano puntualmente inascoltati.
Le soluzioni adottate dalla Giunta Zaia sono state finora assolutamente inadeguate.
L’aumento di numero di assistiti per medico di base portato a 1.800 persone doveva essere solo una condizione emergenziale e non permanente come è diventata, a discapito qualità del servizio prestato.
E anche l’estensione ai medici specializzandi che non hanno ancora completato il corso di formazione, pur essendo al limite utile a coprire temporaneamente alcune zone carenti, ha un suo risvolto problematico, sia qualitativo che in termini di rischi cui vengono esposti gli stessi specializzandi, figure non ancora in grado di svolgere pienamente e in maniera indipendente la loro attività lavorativa.
Una parziale inversione di rotta si era avuta grazie ai fondi PNRR, con i quali si erano aumentate di molto le borse di studio disponibili per questa professione. Peccato che, in assenza di interventi della Regione per rendere il corso di studi e la professione di medico di Medicina generale attrattivi per i giovani, anche questa si sia dimostrata come una misura insufficiente ad affrontare l’emergenza in corso.
La nostra battaglia non è insomma casuale ma svolta nella piena consapevolezza che, a cascata, la carenza dei medici di famiglia impatta su tutto il sistema. A partire dai Pronto soccorsi, ormai saturi e in condizioni insostenibili per gli operatori e i pazienti, con l’esplosione di codici bianchi. Il caso eclatante di Padova, della grande città, diventa in questo senso l’emblema di quanto accade in ogni angolo del Veneto. Le prospettive non sono rosee, soprattutto di fronte ad un governo regionale che continua a procedere con tentativi fallimentari