Borse di studio universitarie. Per l’anno accademico 2025-2026 si profila nuovo buco di risorse.

Se non si provvederà in tempi ristretti a recuperare le risorse attualmente mancanti, che si aggirano attorno ai 15 milioni, la prospettiva sarà quella di rivedere quello che accadde due anni fa, quando, a causa degli insufficienti stanziamenti della Regione, malgrado un consistente trasferimento dallo Stato in conto PNRR, ben 2760 studenti, il 15% del totale degli aventi diritto, non si vide riconoscere la borsa di studio universitaria.

Se alla vigilia dell’anno accademico 2023-2024 mancavano all’appello 10,6 milioni per garantire la copertura totale, ora il buco appare ancora più consistente. Tutto questo a fronte di un fabbisogno tendenzialmente in crescita, che lo scorso anno aveva raggiunto i 92 milioni. Dovrebbero infatti finire i contributi legati al PNRR, che solo l’anno scorso avevano portato in Veneto 17 milioni, e ancora non sappiamo a quanto ammonteranno le risorse che il governo trasferisce alle Regioni tramite il fondo integrativo statale, che lo scorso anno era raddoppiato rispetto ai periodi precedenti.

Il Veneto, come denunciamo da anni, ha sempre investito troppo poco per la garanzia del diritto allo studio universitario e l’erogazione delle borse di studio. Una carenza che era stata colmata grazie ai fondi europei o alle risorse aggiuntive provenienti da Roma. È forte ora la preoccupazione per ciò che avverrà tra pochi mesi: il voto di fine anno aggrava poi le cose perché il prossimo bilancio dovrà essere gestito in esercizio provvisorio e in dodicesimi. Mentre la destra litiga sul candidato, sulle liste e sui posti in giunta, i problemi concreti delle persone, e in questo caso degli studenti universitari, finiscono nel dimenticatoio. Il prossimo governo regionale ha il dovere di invertire questa tendenza dannosa, che la Giunta Zaia ci lascia in eredità e che va a discapito dell’istruzione pubblica e della formazione dei nostri giovani. Per noi, questo cambiamento sarà una priorità.