Bilancio 2024- 2026, le nostre proposte per un ‘Veneto in salute’

Questa legislatura, nata in piena pandemia e con il plebiscito al Presidente Zaia, sta attraversando una fase molto complicata.

Da un lato si accrescono quotidianamente le forti tensioni interne alla maggioranza che, pur potendo contare su numeri impressionanti, non sembra in grado di incidere in maniera efficace sugli indirizzi politici regionali. Dall’altro, si aggravano le condizioni di contesto, che espongono la nostra Regione a pesanti rischi di arretramento sia sul fronte sociale che su quello economico. In questo quadro, riteniamo che la discussione sul bilancio di previsione non possa esaurirsi come il consueto passaggio formale del voto in Consiglio, ma debba, al contrario, essere lo spunto per fare finalmente i conti con i limiti strutturali della ventennale politica regionale di Zaia e per riscrivere le priorità attorno alle quali costruire il progetto del nuovo Veneto.

Il Bilancio di Previsione che ci viene sottoposto dalla Giunta regionale sembra non raccogliere nessuna delle criticità e delle contraddizioni attuali e rischia di rappresentare l’ennesima occasione persa per la nostra regione. Con queste motivazioni, il Gruppo Pd intende avanzare una proposta emendativa che abbia un respiro di medio periodo, che abbia l’ambizione di incidere sui temi che riteniamo più rilevanti, e che possa essere un contributo al dibattito pubblico. Riteniamo, infatti, molto pericoloso, come fa la Giunta regionale da troppo tempo, continuare ad ignorare le emergenze in corso, dalla sanità alla scuola e l’università, dal tema abitativo all’espansione delle povertà, dalle difficoltà delle nostre imprese all’impatto dei cambiamenti climatici, dal trasporto pubblico alle infrastrutture inadeguate.

Noi crediamo che sia il tempo di abbandonare la retorica del ‘va tutto bene’, finalizzata a preservare l’immagine pubblica del Presidente, e di cominciare a prendersi cura del Veneto, sostenendo chi ha bisogno di supporto e protezione, rafforzando chi è pronto a correre, e offrendo a tutti nuove opportunità.

Lanciamo la campagna ‘Veneto in Salute’, una proposta concreta e puntuale, definita attorno ai cinque assi prioritari a cui agganciare il rilancio della nostra regione.

Il primo asse è l’Ambiente. Il Veneto, con le sue fragilità idrogeologiche e il suo pesante tasso di inquinamento diffuso, sembra patire più di altri territori gli effetti dei cambiamenti climatici. Le scelte regionali di questi anni, orientate più ad azioni di mitigazione del danno piuttosto che al contrasto al surriscaldamento globale, necessitano di un urgente cambio di rotta. La Regione deve investire in due direzioni: da un lato, incentivando azioni di contrasto al cambiamento climatico e rimediando ai danni già arrecati all’ambiente dal consumo di suolo, dall’altro, innescando meccanismi sostenibili di sviluppo nuovo, Proponiamo: un programma straordinario di piantumazioni (4 milioni); contributo PMI per energia rinnovabile (5 milioni); contrasto alla siccità ‘Piano Laghetti’ (25 milioni di investimento); co-progettazione Consorzi Bonifica (1 milione); rigenerazione urbana (5 milioni). Per un totale di 15 milioni di spesa corrente (25 in conto capitale)”.

Secondo asse sono i Giovani. Ormai da diversi anni il Veneto non sembra essere più particolarmente attrattivo per le giovani generazioni. Possiamo assoldare tutti i giovani influencer che vogliamo, ma basta frequentare qualsiasi luogo di aggregazione giovanile per percepire disillusione e preoccupazione. Le politiche multisettoriali rivolte ai giovani devono essere rafforzate, divenire centrali nell’agenda politica, mettendo al centro le 4 leve principali per l’emancipazione e la transizione verso l’autonomia delle ragazze e dei ragazzi: la formazione e l’istruzione che sia pubblica e universale per tutti, l’inserimento lavorativo e la promozione dei talenti, l’accesso alla casa e ai servizi. Serve un grande piano di investimento sulle politiche giovanili come destinatari principali di nuove opportunità. Proponiamo quindi: fondi per la scuola pubblica secondaria di secondo livello (1 milione); borse di studio universitarie (15 milioni); sostegno per gli affitti dei giovani (4 milioni); trasporto pubblico gratuito per gli studenti fino a 18 anni e Isee basso (15 milioni). Per un totale di 35 milioni di spesa corrente.

Terzo asse il Sociale. Questa amministrazione regionale non si occupa a sufficienza delle fragilità. Il progressivo indebolimento della rete di protezione sociale familiare e di comunità sta facendo sentire le persone sempre più sole. Serve tornare ad avere cura di chi si trova in difficoltà, offrire nuove opportunità e contrastare il rischio di esclusione sociale. Ci preoccupano, in particolare, alcuni bisogni non ascoltati. Prima di tutto quello della casa. L’emergenza abitativa sta travolgendo le nostre città, sia quelle più grandi che quelle più periferiche, aggiungendo alla esigenza di residenza pubblica anche il bisogno di casa sociale e cioè di alloggio per chi, anche se non povero, non è in grado di accedere al mercato di affitto o mutuo. E poi le non autosufficienze, dai disabili agli anziani, non adeguatamente protetti dalle politiche regionali. Ma anche le famiglie. Il Veneto è ancora lontanissimo dai livelli europei di servizi all’infanzia e le rette sono ancora troppo spesso proibitive per tante persone. E infine la violenza sulle donne. Il drammatico femminicidio di Giulia Cecchettin ci dovrebbe aver insegnato che gli strumenti in campo, seppur utili, non sono sufficienti a contrastare gli abusi alle donne e le discriminazioni di genere. Rimane, tutto sul tavolo, il tema degli ATS e della riorganizzazione dei servizi sociali regionali. Riteniamo indispensabile riprendere presto il confronto, dal basso e concreto, per una riforma attesa da 23 anni e che riscriverà la geografia regionale. Alla luce di questo, proponiamo: destinazione vincolata all’edilizia residenziale pubblica e sociale del contributo 4 per mille; fondo sostegno affitti (6 milioni); RSA (30 milioni – dal fondo non autosufficienza); integrazione regionale pagamento rette asili nido (4 milioni); apertura sportelli antiviolenza nelle Università (500 mila); aumento risorse Commissione pari opportunità (15 mila). Per un totale di 15,5 milioni di spesa corrente.

Quarto asse la Sanità. Se c’è un comparto da cui si deduce in maniera evidente lo scivolamento verso il basso di cui è stata protagonista la nostra Regione in questi anni basta guardare la sanità pubblica. Le liste d’attesa infinite, l’impoverimento della medicina territoriale, la sotto dotazione di interi settori come la salute mentale o la prevenzione delle dipendenze, sono solo gli esempi più noti di un sistema sanitario regionale oggettivamente non più in grado di corrispondere ai bisogni crescenti di una popolazione regionale che invecchia. Su questo fronte, c’è indubbiamente anche una corresponsabilità del Governo nazionale, che non sta dando risposte adeguate. Ma allo stesso modo riteniamo che la Regione del Veneto, un tempo una eccellenza, stia assistendo, colpevolmente inerte, a questa pericolosa deriva. Noi vogliamo, invece, che su questo piano il Veneto torni ad essere presidio avanzato di cura, abbandonando la strada della delega al privato e recuperando la funzione pubblica e universale della garanzia alla salute delle persone. Proponiamo quindi: Liste d’attesa, con l’istituzione di un Tavolo di lavoro che analizzi la composizione delle liste, l’appropriatezza delle richieste, eventuali percorsi differenziati e i necessari potenziamenti di risorse per una risposta organica e strutturale; sostegno ai MMG e ai gruppi di medicina integrata (10 milioni); salute mentale: adeguamento strutture ospedaliere ai minori e presenza più capillare sul territorio di centri ADHD (4 milioni); dipendenze: incremento risorse (2 milioni); aumento stanziamenti consultori regionali (2 milioni); gratuità test invasivo prenatale (2 milioni); ampliamento offerta screening mammografico preventivo (1 milione). Per un totaledi 21 milioni di spesa corrente.

Ultimo asse la Legalità. L’illegalità ha un costo, sociale ed economico. Incide sulla leale competitività delle nostre imprese, sulla coesione delle nostre comunità, sulla qualità della nostra democrazia. È un fattore con cui tutte le moderne economie devono fare i conti e rispetto al quale serve mettere in campo serie contromisure. Purtroppo, a nostro giudizio, su questo fronte, l’impegno della Giunta regionale è decisamente inadeguato, malgrado ci siano strumenti e competenze. Da una analisi in merito alla diffusione del fenomeno del caporalato nel Nord Italia il Veneto risulta tra le prime regioni italiane. Tra il 2018 e il 2020 sono stati scoperti 5.500 lavoratori sfruttati nei settori agroalimentare, manifatturiero, edile, logistico e del volantinaggio. L’Osservatorio Legalità della Cgil Veneto ha evidenziato come solo ad ottobre 2023 ci siano stati 95 fatti importanti tra incidenti mortali del lavoro, criminalità organizzata e imprese nel campo dello sfruttamento lavorativo. È fondamentale, quindi, un impegno concreto per rafforzare promozione e diffusione della legalità, i sistemi di prevenzione della corruzione, la trasparenza e l’accesso agli atti della pubblica amministrazione, gli strumenti digitali di protezione dei dati, in particolare di quelli sensibili. Inoltre, diventa cruciale la formazione nei confronti della Pubblica Amministrazione in termini di gestione degli appalti e verso la Polizia Locale. È necessario anche rafforzare le risorse e l’azione degli organi ispettivi e di vigilanza del lavoro per il contrasto al caporalato, allo sfruttamento lavorativo, al lavoro nero e ‘grigio’ e alle finte partite Iva. La sicurezza nel territorio, infine, va perseguita non solo incrementando la vigilanza e le azioni repressive, ma rafforzando anche il presidio dei servizi, gli spazi di socialità e gli strumenti di accoglienza e integrazione all’interno delle comunità. In particolare, riteniamo necessario investire di più nella prevenzione e nella cultura della legalità, a partire dal mondo del lavoro. In considerazione di tutto questo, proponiamo: il rifinanziamento delle LR 48/12, LR 9/02, LR 24/20 – formazione, contrasto caporalato- (600 mila); adeguamento personale Spisal (3 milioni); Piano straordinario di controllo smaltimento rifiuti (2 milioni); Piano regionale beni aziende confiscate (150 mila). Per un totale di 7,750 milioni di spesa corrente.

Le nostre proposte, per i cinque assi prioritari individuati, prevedono risorse complessive per 94 milioni di euro.

Mattino di Padova 10 dicembre 2023
Gazzettino di Padova 10 dicembre 2023
Corriere del Veneto 10 dicembre 2023
Il Giornale di Vicenza 10 dicembre 2023
Antenna 3 – 9 dicembre 2023