Venezia 9 mar. 2021 – “Bene l’annuncio dell’arrivo di 53 mila dosi Pfizer, ma il presidente Zaia, che ogni giorno declama la potenza di fuoco della macchina vaccinale veneta, ci deve spiegare come mai la nostra regione è quartultima nella classifica nazionale per numero di persone vaccinate. Peggio di noi solo Umbria, Sardegna e Calabria”. Questo l’incipit della nota PD a commento “delle dichiarazioni odierne del presidente Zaia rilasciate nel consueto Punto stampa”.
“Zaia dichiara che sta spingendo al massimo la campagna vaccinale, che le Ulss si stanno riorganizzando e si faranno presto accordi con i privati, con gli industriali e con altre categorie per la vaccinazione perché presto arriveranno altre dosi, ma dopo oltre due mesi di annunci continuiamo ad essere tra le regioni più indietro nella copertura vaccinale. Ricordiamo che il 14 gennaio, il presidente Luca Zaia ai giornalisti e l’Assessore alla Sanità Manuela Lanzarin ai consiglieri della Quinta commissione, dissero che ‘a questo ritmo entro giugno vaccineremo tutti i veneti’. Poi il ritmo di consegna delle dosi è rallentato, Zaia si è detto pronto a cercare sul libero mercato i prodotti vaccinali, a convertire le industria venete in centri di produzione del siero, ad avviare una catena di montaggio come in Israele. Abbiamo assistito a un crescendo di promesse e di annunci strabilianti”.
“Peccato dover scoprire poi che in Veneto le fiale sono rimaste in frigorifero nel dubbio su chi vaccinare per primo e nell’incertezza sulle dotazioni per le seconde dosi, come se nuove forniture non dovessero arrivare – denunciano i consiglieri del PD – Zaia continua a dire che i centri vaccinali devono lavorare 7 giorni su 7, 24 ore al giorno, ma in realtà i veneti che hanno ricevuto entrambe le dosi non arrivano a 130 mila. L’impressione che il piano regionale vada a rilento tra incertezze, ostacoli e cambi di strategia non è solo nostra, ma sembra essere anche del Ministero della Salute, visto che leggiamo di un piano speciale di aiuto a supporto del nostro territorio per accelerare le somministrazioni”.
“Forse servirebbero meno annunci roboanti e un paziente e certosino lavoro di organizzazione e logistica, che in tempi rapidi valorizzi personale e strutture esistenti e arruoli quelle disponibili sul campo – concludono Giacomo Possamai, Vanessa Camani e Francesca Zottis – A cominciare dai Medici di medicina generale, che in altre regioni sono già uno dei perni del piano vaccinale, e dalle strutture dei servizi di prevenzione e igiene che in questi anni sono state troppo spesso dimenticate e depauperate”.