I dazi di Trump

Di fronte alla crisi globale, che sta travolgendo le società occidentali, le risposte messe in campo dalle “superpotenze” sembrano espandere la pericolosità dal piano democratico anche al piano economico.

Come era facilmente pronosticabile, infatti, la presidenza Trump sta conducendo un duplice attacco: uno contro l’ordine e il diritto internazionale, e l’altro, complementare, che colpisce l’Europa anche sotto il profilo economico. Fronti diversi ma con una medesima matrice: unilateralismo predominio.

I dazi annunciati dagli Stati Uniti non raccontano solo di quanto fossero infondate le illusioni di Giorgia Meloni rispetto ad un fantomatico rapporto privilegiato con Trump che potesse tutelare l’Italia. Raccontano anche di una politica economica americana aggressiva e pericolosa: meno imposte, tagli ai tassi di interesse e lotta all’inflazione sul fronte interno e barriere doganali su tutte le merci importate su quello esterno.

Ci sono molte perplessità sull’efficacia di tali politiche sull’economia americana. Ciò che, invece, appare sicuro è il danno che rappresenteranno per l’Europa e l’Italia.

Per il nostro Paese gli USA sono la prima destinazione dell’export tra gli Stati extra UE e misurano circa 65 miliardi di vendite.

Gli impatti su investimenti, Pil e occupazione potrebbero essere pesantissimi. In particolare in Veneto.

La risposta che saprà dare la UE sarà decisiva. E non dovrà essere fondata su principi di reciprocità quanto, piuttosto, sulla capacità di rilancio in termini di investimenti pubblici e di incrementi salariali.

Inutile dire che i nazionalismi di casa nostra, che lavorano da anni per un indebolimento delle istituzioni comunitarie, non aiuteranno.