Il governo si è fermato a Cutro

A 12 giorni dalla strage dei migranti, con 73 morti accertati, la Meloni arriva a Cutro.
Non va sulla spiaggia del naufragio. Non va a Crotone a rendere omaggio alle salme. Non incontra i familiari delle vittime.
Non dice nulla su cosa sia davvero accaduto. Non spiega come mai nessuno abbia tentato di salvare quelle persone.

Ma ribadisce che la linea del Governo non cambia. Anzi.
Il Consiglio dei Ministri, proprio a Cutro, annuncia restrizioni alle protezioni speciali per i migranti, reintroduce norme dei decreti-sicurezza di Salvini, inasprisce le pene per gli scafisti, preannuncia l’apertura di nuovi centri di permanenza per chi arriva e semplifica le procedure per le espulsioni per gli irregolari.

La repressione rimane, dunque, l’unica politica migratoria di questo Governo.

È una questione politica, certo, di una destra che si rivela incapace di individuare soluzioni concrete ad un problema serio e complesso come quello migratorio. Una destra che ha inteso il soccorso in mare come politica di controllo dei flussi, che ancora pensa che “porti chiusi” sia una soluzione o che possa bastare far capire che “non conviene venire in Italia” per attenuare la disperazione di chi vuole partire.

Ma onestamente io penso sia anche una questione di umanità.